This shot was taken with a Lomo film camera, which also impresses on the sprocket holes.
It is dated 14 August 2012, one month later I moved to England. This is what I wrote after took it:
Palermo. I caught my Palermo, a few days ago.
In the middle of a flower bed some immigrants were selling objects of postwar period. Old
radios, telephones with rotary disk, even gas masks. A woman with a white tulle on the
whole body, was laughing with other Indian ladies, she seemed a bride.
There were forty degrees. The scenery was... very irrational.
A tired man, wrinkled because of the sun, was sitting astride on a wooden chair, smoking a
cigarette.
He looked at me as if we couldn't have been in another place rather than there. Without
"elsewhere" in his eyes.
Meanwhile, a young man put down a Persian carpet on the paved
road. Another looked at him in silence with the attitude of a supervisor, sat on the step of a
closed gate valve.
Looked, sat, closed.
Everything was moving and unmoved at the same time, like a lung continuing to live
without the body.
Also, it was not clear whom they were selling to. There was no one else, except the
vendors.
Forty degrees, and the air was heavy because of the garbage left to rot for days in the
road, annoying for the sense of smell. The sweating was dropping in the ground, staining
it.
I was wandering around with my camera, like in a set of a western movie. I understood
that my town, in that irrational place, was really close. I sniffed it, as a prey.
So instinctively, when turned and looked back, I saw the abandoned houses, damnaged,
neglected. The striped curtains under the sun.
I felt love, the one with no solution, like a smile in middle of sorrow.
A truck went away raising another dust cloud, and suddenly what I was breathing was the
dust of the catacombs, the ashes of deads for plague or Mafia, the same grains of soil on
skinned knees. "Susìti, ca un c'è nienti" (i.e. in sicilian dialect "get up! The fall did not hurt
you").
Palermo is a mother who says "don't cry, or I'll give you even more" ...pain, of course. The
mother who does not let you cry ever, even if it hurts.
My Palermo was there, in that dust, in the sweat, in the middle of nowhere, between the
houses bathed of sun. As in a great war scenery, but in the break.
This shot is in my heart, and comes away with me.
Questo scatto è del 14 Agosto 2012, il mese successivo mi sono trasferita in Inghilterra. Mi va di raccontare quanto scrissi allora.
Palermo. L'ho fermata la mia Palermo, qualche giorno fa.
Al centro di un aiuola degli immigrati vendevano oggetti del dopoguerra. Vecchie radio, telefoni a
disco, persino maschere antigas. Una donna aveva un tulle bianco su tutto il corpo, rideva con
altre indiane, che pareva una sposa.
C'erano quaranta gradi. Era tutto così...irrazionale.
Un uomo stanco e grinzato dal sole, sedeva a cavalcioni su una sedia di legno, fumando una
sigaretta.
Mi ha guardato come se non potessimo essere che lì. Senza altrove negli occhi.
Un giovane uomo intanto stendeva un tappeto persiano sull'asfalto. Un altro lo guardava in silenzio
con aria da supervisore, seduto sul gradino di una saracinesca chiusa.
Guardava, seduto, chiusa.
Tutto si muoveva immobile, come un polmone che continui a vivere senza corpo. A chi vendevano
poi era un mistero...Non c'era nessun altro, eccetto i venditori.
Quaranta gradi e nell'aria densa la spazzatura lasciata a marcire da giorni si prendeva l'olfatto. Il
sudore bagnava la terra, macchiandola.
Mi aggiravo con la macchina fotografica, come dentro a un set di un film western. Capivo che la
mia città, in quell'angolo irrazionale, sperduto, era davvero vicina. La fiutavo.
Così per istinto, voltandomi ho visto le case abbandonate, ferite, trascurate. Le tende a
righe al sole.
Ho provato amore, di quello irrisolto, come un sorriso nel dispiacere.
Un camion andava via, alzando un'altra nube, e a un tratto quella che respiravo era la polvere
delle catacombe, dei morti di peste e di mafia, la stessa terra sulle ginocchia sbucciate. "Susìti, ca
un c'è nienti."
Palermo è una mamma che dice "non piangere, se no ti do il resto" - delle botte, si intende. La
mamma che non ti fa piangere mai, anche se fa male.
Eccola dov'era la mia Palermo, in quel fiato, in quel sudore, in mezzo al niente, tra le case
assolate.
Come in un grande scenario di guerra, ma nella pausa set.
Questo click me lo porto nel cuore, viene via con me.